FAQ invece sta a significare Frequent Asked Question ed è un modo molto utile e pratico per rispondere alle domande che più spesso vengono poste dai clienti/utenti.
Le FAQ che trovi sui siti dei principali produttori ed installatori sono generalmente quelle a cui è più facile dare risposte chiare e in un certo senso, scontate.
“Quando è obbligatorio installare una linea vita? Quanto posso detrarre sul 730? Serve l’approvazione della maggioranza dei millesimali di condominio? Quali sono le modalità di pagamento? Cosa deve contenere l’ETC? … ecc ecc.”
Secondo voi, su una scala da 1 a 10, quanto gliene frega al proprietario del tetto o all’Amministratore di Condominio sapere quali siano i documenti che deve contenere l’ETC o quali siano le norme fiscali che regolano le linee vita?
Finalmente lavoro per conto mio, quindi ‘ste domande, queste FAQ, me le faccio e me le rispondo, spero le troviate utili per scegliere il vostro prossimo fornitore/installatore di fiducia.
“Emanuele, perché solo 10? A me ne vengono in mente un centinaio”
Solo dieci per cominciare. Sono FAQ, non è un romanzo. Mi prendo comunque l’impegno di aggiornarle se necessario.
FAQ n. 1 – Perché il produttore che ti offre sempre tutto, evita il più possibile di farti anche l’Elaborato Tecnico della Copertura o la Relazione di Calcolo Strutturale?
La maggior parte dei produttori sono, appunto, produttori. Vendere è il loro scopo primario e la loro organizzazione è pensata per produrre e vendere il dispositivo. Per farlo, in un regime di concorrenza agguerrita, offrono anche buona parte di quei servizi “rognosi” che spetterebbero al progettista o al coordinatore della sicurezza .
Qui subentra un circolo vizioso, della serie che se dai un dito, ti prendono un braccio e la volta dopo vogliono partire dal braccio in su.
Siccome molti Progettisti e Coordinatori della sicurezza sono piuttosto inesperti sull’argomento specifico delle linee vita, hanno presto imparato che è il produttore stesso a offrire la “progettazione gratuita”.
Per cui, senza sforzo, passano la palla direttamente all’impresa dicendogli “c’è da fare la linea vita, pensaci tu”.
A loro volta, l’impresa chiama il suo fornitore e gli dice: “pensaci tu”.
In termini di legge, il produttore, ammesso che sia geograficamente e logisticamente a portata di cantiere, dovrebbe incaricare un suo progettista interno o uno strutturista.
Questi dovrebbe chiamare il proprietario e farsi rilasciare un incarico scritto.
In seguito, dovendo realmente valutare tutti i rischi, non solo sul tetto ma anche durante il percorso per raggiungere il tetto, il progettista dovrebbe quantomeno eseguire un sopralluogo in sicurezza: allestire le sicurezze temporanee, noleggiare una piattaforma, ecc ecc.
Durante il sopralluogo, dovrebbe fare un’ispezione alla struttura dopodichè dovrebbe fare una verifica strutturale i cui risultati potrebbero bocciare la soluzione iniziale che era così facile ed economica ma adesso non lo è più.
Quindi, quello che inizialmente doveva essere un servizio propedeutico alla vendita (“tranquillo, mandami l’indirizzo di Google Earth che il progetto te lo faccio io”) diventa un bel boomerang di ferro e filo spinato.
Ecco perché il “ti faccio tutto io” in realtà è quasi sempre “…tutto io tranne ETC e Relazione di Calcolo, lì ti conviene sentire il tuo ingegnere di fiducia”.
Poi ci sono anche produttori con una propria rete di tecnici di fiducia che, facendo quello dalla sera alla mattina tutta la settimana, fanno un bel lavoro preciso e ad un prezzo competitivo firmando tutto e assumendosene ogni responsabilità… ma non è quasi mai gratuito, al limite è “compreso nel prezzo”.
Se vuoi sapere qualcosa di più sull’ETC, vai sul sito della Regione Toscana
La seconda domanda si riallaccia in parte alla prima: per un lavoro fatto bene bisogna chiedere al coperturista di alzare una lastra, verificare che tipo di sottostruttura c’è (fare i calcoli) e, quasi sempre, predisporre un rinforzo.
Questo trova spesso resistenze da parte della maggior parte dei coperturisti, resistenze che spesso, per ragioni pratiche ed economiche ma anche perché non c’è nessun ente che poi verifica o sanziona, portano il coperturista a cambiare fornitore.
“Gli altri non me lo chiedono, tu perché mi fai perdere tempo? Lo sai che significa alzare una lastra? E se poi si rompe, dove ne ritrovo una uguale? Il rinforzo della listellatura non era previsto nel contratto che mi ha firmato a e adesso non vado certo a chiedergli il sovraccosto , tanto non me la pagherebbe… ecc ecc “
anzi, nemmeno eseguono le prove con le varie tipologie di listellatura ( la maggior parte non lo fa) tanto la Norma UNI chiede solo di verificare la tenuta sul materiale base che, nel caso delle coperture metalliche, è la lastra di estradosso, indipendentemente da come questa è ancorata al resto del tetto.
E tra l’altro, le Norme UNI sono volontaristiche e non cogenti, ma anche questa è un’altra storia.
Come detto già nella FAQ n° 1, dovrebbe intervenire un tecnico progettista e strutturista con la sua procedura completa… e qui nascono altre questioni e problematiche di metodo.
Solo recentemente e timidamente, alcuni produttori hanno cominciato a capire il valore di fornire un’idea di come dovrebbe essere la sottostruttura ma non si espongono più di tanto… comunque è già qualcosa.
Qui lo dico e lo ribadisco, il futuro del mercato delle linee vita su lamiera lo possiederà quel produttore che comincerà a dire e a dimostrare che i suoi dispositivi hanno passato le prove NON SOLO DI TENUTA SULLA LAMIERA ESTERNA ma anche su tutto il pacchetto di copertura e sulla maggior parte delle sottostrutture esistenti, indicando chiaramente passi, materiali e sezioni… fino al solaio o alla trave secondaria.
vedi articolo correlato: Certificazione a Norma UNI 11578:2015 – gli impegni e gli sforzi
Collaudo? Quale collaudo?
Il collado, come diceva il Conte Uguccione di Bebo Storti, “è solo nelle vostre menti bahate”
Voglio dire che “collaudo” è una parola che male si sposa con un dispositivo progettato per funzionare bene la prima volta e che poi andrebbe sostituito.
Collaudereste l’airbag sulla vostra auto appena comprata?
Collaudo, molto spesso infatti significa distruzione del dispositivo e sollecitazione importante della struttura.
Inoltre, nessuna norma specifica sull’anticaduta regolamenta o spiega come debba essere fatto questo collaudo.
L’unico collaudo di cui si parla è un collaudo a trazione assiale degli ancoranti che in parole povere significa “tirare verso l’alto” i dispositivi fino a raggiungere i 500 kg di sforzo per saggiare la tenuta sulla struttura.
Per cui:
Non si sa esattamente come collaudare una linea vita quindi molto meglio affidarsi ad una verifica strutturale con firma di un ingegnere: non ci da certezza assoluta ma quantomeno poi, se sbaglia, paga l’ingegnere.
Significa sollecitare viti e struttura in maniera rischiosa poiché molto spesso si indeboliscono i fissaggi se non la struttura stessa (vedi linee vita su lamiera).
Significa fare qualcosa di non raccomandato dalle Norme.
Ci sono poi alcuni produttori che raccomandano un loro metodo per eseguire i collaudi sulle loro linee vita… ma è e rimane una loro raccomandazione e comunque devono pur vendere i kit per fare i collaudi a qualcuno..
vedi articolo correlato: Collaudo Linee Vita: chiarimenti
Potrebbe essere vero se solo esistesse una regolamentazione sull’abilitazione all’installazione delle linee vita.
Per farla breve, nessuna norma o legge disciplina il mestiere di “installatore di linee vita”. L’installatore di linee vita è una figura non regolamentata.
Esiste solo un tipo di abilitazione, a discrezione del produttore di dispositivi, che è quella alla manutenzione straordinaria dei dispositivi di propria produzione.
Tradotto vuol dire:
“Io produttore di linee vita autorizzo l’installatore (nome e cognome) a ripristinare i miei dispositivi in caso di manutenzione straordinaria o caduta… in questo modo posso mantenere le condizioni di garanzia ecc ecc.”
Pure e semplici motivazioni commerciali.
Ovvio è che, se un installatore ha seguito un “corso per installatori” presso tal produttore, ne consegue che ne saprà, su quel prodotto, probabilmente di più di un altro…
Vedi articolo correlato: “Io non posso installare le tue linee vita…”
Per prima cosa chiariamo che c’è la manutenzione e c’è l’ispezione. Spesso i termini vengono associati alla medesima operazione ma tecnicamente non è così.
Le norme UNI (795 e 11578) consigliano un’ispezione sui dispositivi ogni 2 anni e un’ispezione sulle strutture ogni 4 anni.
Generalmente i produttori tendono a riportare queste tempistiche oppure ad allungarle.
L’ultima parola ce l’ha il progettista che, se lo ritiene necessario e sulla base di particolari condizioni tecniche, può prescrivere in ETC anche ispezioni più frequenti… anche più di una all’anno.
La linea vita è un dispositivo, uno strumento. Quelli bravi la chiamano “una utility”.
Come tale, va ispezionata per assicurarsene l’efficienza.
l’ispezione, proprio come i controlli su un’automobile, è onere del proprietario della linea vita. Spetta a lui farla fare.
L’installatore evoluto propone, insieme all’installazione, anche un programma di ispezioni.
Le normative lasciano ampi spazi di manovra, sia ai produttori sia ai progettisti.
All’interno di questi paletti, il principio base è che va garantita la massima sicurezza sotto ogni aspetto, a discrezione del progettista responsabile.
In base ai dispositivi impiegati e in base alle valutazioni professionali del progettista incaricato, lo schema di installazione che può proporre una ditta potrebbe essere molto diverso dalle proposte di altri competitor.
Gli elementi per valutare una corretta progettazione sono riportati sulla Norma UNI 11560:2014 e, riassunti a grandi linee sono:
L’interpretazione di tali parametri, a discrezione del progettista, porta a prezzi molto variabili.
Di principio, userei il sempre valido metodo che insegnano ad ogni responsabile acquisti: iniziate con lo scartare l’offerta più alta ma anche la più bassa.
Potrei rispondere a questa domanda parlando di come le leggi si siano evolute grazie agli interventi, negli anni, delle associazioni di consumatori, ecc. ecc. fino ad arrivare ad una serie di leggi che prevedono: 1 anno per difetti di fabbrica dei dispositivi, 10 anni sui vizi di installazione da parte delle ditta che esegue i lavori.
Poi vi è il marketing: ogni produttore che si rispetti scrive a caratteri cubitali gli anni di garanzia salvo poi presentare ha un documento che si chiama “esclusione di garanzia”.
Tale documento, in generale, dice che “il prodotto è sempre garantito tranne nei casi in cui…” ed elenca una serie infinita di casistiche che fanno si che il prodotto non debba mai essere sostituito in garanzia
Il vero difetto di fabbrica, se estetico, viene fuori entro un anno mentre se è strutturale, viene fuori solo al momento dell’utilizzo.
Per questo, più che della garanzia con esclusioni, è meglio chiedere se esiste la possibilità di acquistare un servizio di ispezione annuale o biennale, in modo da intervenire tempestivamente, oppure chiedere se il prodotto è coperto da polizza assicurativa (responsabilità civile prodotto – RCP).
Semplifichiamo.
Ci sono 3 grandi famiglie di dispositivi linea vita e ancoraggi contro le cadute dall’alto:
Tra questi, i dispositivi Tipo C (a cavo flessibile) hanno generalmente come componente un elemento di assorbimento, una molla che a sua volta può essere a trazione (si allunga) o a compressione (si schiaccia).
Nei dispositivi Tipo C a DEFORMAZIONE PLASTICA CONTROLLATA, è solitamente il palo stesso che ha funzione di dissipazione delle forze, deformandosi.
Nei dispositivi da lamiera, è la lamiera stessa (il materiale base) che contribuisce alla dissipazione, deformandosi.
Ne consegue che, dopo una caduta, ogni sistema ha almeno un elemento da sostituire:
In tutti i casi, andrebbe poi data anche una riguardata a ciò che potrebbe essere successo, a causa dell’urto, alla struttura sottostante che viene sollecitata pesantemente (come per i collaudi di cui al punto (3).
Ma questo, badate bene, non deve essere un deterrente all’installazione di una linea vita perché il SUO LAVORO è quello di salvare una vita, non quello di salvare il tetto o autoconservarsi.
Voi rinuncereste all’Airbag per paura che esplodendo vi rompa il cruscotto? Certo che no!
Perché non è un parapetto! Mi spiego meglio…
In commercio esistono più tipi di parapetti:
Lasciando stare quelli temporanei, i permanenti per macchine devono avere delle prestazioni più basse rispetto ai permanenti da tetto.
Sono disciplinati da una Norma UNI, la 14122-3:2016, che ne elenca le caratteristiche minime e non fa cenno alla verifica della struttura di supporto.
Non si calcola mai la struttura di supporto anche perché gli sforzi per cui sono testati arrivano a soli 30 kg sul montante e nella mezzeria del corrente tra 2 montanti contigui.
I parapetti per tetti devono invece rispondere a Norme Tecniche di Costruzioni, normative cogenti.
Le NTC prevedono che i parapetti vengano verificati in relazione alla struttura alla quale andranno ancorati pertanto serve una Relazione di Calcolo strutturale da depositare.
Se sul tetto, tutto il tetto senza impianti o macchinari, vi hanno installato un parapetto 14122-3:2016, non hanno sicuramente fatto la Relazione di Calcolo Strutturale (evento raro se non è imposto dal committente).
Peccato che sul tetto, le leggi impongono siano usati i parapetti costruiti secondo NTC 2008
Quindi: No relazione di calcolo? Hai risparmiato ma non hai fatto tutto secondo le norme.
vedi articolo correlato:Parapetto a norma UNI 14122-3 Vs. parapetto a norma NTC 2008
Salve Emanuele, avrei bisogno di certificare una linea vita installata qualche anno fa su un’abitazione unifamiliare del tipo terratetto, tutta al piano terra, in quanto abbiamo smarrito la certificazione originaria e la ditta che la produsse non opera più .
In attesa di un aggiornamento colgo l’occasione per salutala.
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